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ECCO LA BUFERA
di Fabiana Sargentini

Ormai sono passati quasi due anni dalla prima presentazione ad un pubblico del mio primo lungometraggio Non lo so ancora. Lo ricordo come fosse ora.

Fine giugno 2013, festival di grande prestigio storico - Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, non sto più nella pelle all'idea di confrontare la mia fatica (difficile gestazione e post produzione del mio salto nel mondo della finzione dopo tanti documentari) alla gente vera, quella che gradirà o meno la mia storia, i miei due amati protagonisti, le mie immagini evocate e poi realizzate nella cornice della cittadina di Levanto...

Fremo, sono emozionantissima, Morando (Morandini, con cui ho scritto il soggetto) non è ancora arrivato, nemmeno nessun altro dei collaboratori (Fabio Nunziata, montatore, e Simone Pierini, direttore della fotografia) che mi dovrebbero raggiungere, sono sperduta come un animaletto in gabbia, sola a girare in tondo per le viuzze e la piazza e il corso principale, avanti e indietro...

Per caso mi imbatto in Roberto Silvestri e Mariuccia Ciotta che conosco poco e, non riuscendo a trattenermi, esplodo: «Ho paura».

E ambedue, stupendi, mi rassicurano: «Stai tranquilla, il film è bello, non c'è nulla di cui avere paura».

Non so perché (probabilmente perché sono due dei miei critici preferiti in assoluto) ma gli credo, mi tranquillizzo, sorrido, ancora intontita. Rimango con loro il tempo sufficiente a distrarmi, a uscire dalla spirale di ansia che mi aveva attanagliato. Torno in albergo e in me, mi preparo, non mangio, fumo e mi presento davanti alla sala cinematografica. Il poster del film campeggia all'entrata.

Morando è in forma, ci facciamo un autoscatto che resta mitico: due visi emozionati che fanno finta di niente, anzi rilanciano, assumendo la medesima espressione che, quando la faceva a due anni mio figlio, definivo “faccia da duro” e che in due adulti maggiorenni (uno con quasi novant'anni a suo carico) diventa alquanto esilarante a vederla da fuori (e poi anche da dentro, dagli stessi soggetti fotografati una volta scattata e, alla vecchia maniera, stampata).

È arrivata l'ora. Entriamo. Mi presenta il direttore del festival, Giovanni Spagnoletti che spende parole di apprezzamento, balbetto qualche parola, più intimidita di quanto sia mai stata: certo, è la mia prima volta! La luce in sala si spegne. Per gli ottantadue minuti successivi maciullo la mano destra di Simone come fosse una pallina anti stress. Sull'ultimo titolo di coda parte un grande applauso. E io torno a respirare, viva di nuovo, viva davvero come regista di cinema. Un sogno, Un desiderio esaudito.

Da allora, nella mia città, ci sono state solo due proiezioni, una sfacciatamente glamour (all'interno della rassegna “Bimbi belli“ al Sacher di Nanni Moretti) e l'altra dichiaratamente off (al prezioso cineclub di Monti, Detour). Ogni volta si è ripetuta la maledizione: pioggia. Un mio amico per un lungo periodo ha scherzato dicendo: «Quando arriva la Sargentini, ecco la bufera». E, ogni volta, ho avuto paura, non come quella prima volta, ma quasi.

Speriamo che domani le previsioni meteorologiche abbiano preso un abbaglio prevedendo temporale. Comunque, in ogni caso, sarò presente. Croce e delizia di fare cinema in Italia.

Non lo so ancora di Fabiana Sargentini, con Donatella Finocchiaro, Giulio Brogi, per chi è a Roma, stasera 25-03 al Kino (via Perugia, 34), ore 20:30 e 22:30