IN CERCA DI TRACCE TANGIBILI

IN CERCA DI TRACCE TANGIBILI
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Un viaggio nel tempo attraverso le immagini. Prospettive ricerca i legami tra il passato e il presente e, con Giano e Hyperion, si interroga sulla persistenza del ricordo

 

Giano di Francesco Dongiovanni attraversa i luoghi della memoria per indagare le tracce tangibili lasciate dal passato. Il film si apre con un filmato in Super8, il ritratto di una famiglia tradizionale degli anni '70. A margine dell'inquadratura vediamo la cinepresa che lo proietta sullo schermo, in campo a raccontare la lontananza da quel ricordo. Poi la luce si spegne e inizia un viaggio a ritroso nel tempo. In soggettiva seguiamo il percorso di qualcuno che attraversa le proprie memorie. Dongiovanni riprende le case e i trulli abbandonati delle campagne pugliesi. Inizia da lontano e lentamente si avvicina per soffermarsi sui muri e sui segni che il tempo ha inciso sull'intonaco o sui legni delle porte. Poi entra nelle stanze e ne contempla lo sfacelo. Tra i calcinacci restano le tracce di una vita quotidiana antica e di una società matriarcale ormai disgregata. 

 

Paesaggio oggi desolato che nella seconda parte del film prende vita attraverso le fotografie. Un found footage in seppia con cui Dongiovanni si concentra sui dettagli, sugli oggetti e sui gesti. Vediamo una donna al limitare di un campo, il suo cesto e poi il volto. La camera indugia a suggerire la persistenza di queste memorie rimosse, una dimensione altra dove ancora si ripete l'attimo in cui quelle foto vennero scattate. Hyperion di Maria Giovanna Cicciari invece segue le parole del poeta Friederich Hölderlin a partire dal suo omonimo romanzo. I viaggi di Iperione sono narrati dal poeta in forma epistolare, ma a differenza della narrativa di viaggio non si concentrano sull'esperienza vissuta, ma prendono spunto da essa per avviare una riflessione più profonda. L'opera è dedicata a Diotima, incarnazione della bellezza ideale, e non a caso Hölderlin viaggiò attraverso l'Europa, ma non riuscì mai a visitare la Grecia.

 

Hyperion è un film sperimentale, alcune immagini sono girate in pellicola, altre sono di repertorio. A unirle la narrazione fuori campo recitata da una voce femminile. Cicciari lavora con una camera fissa dilatando i tempi. Una memoria che sfoglia i ricordi come le pagine di un libro, ma a volte ritorna a porsi le stesse domande. Viaggio in una Grecia antica, ma anche dei tempi odierni, riflessione di una coscienza che interroga se stessa. Hyperion parte lasciandosi il mare alle spalle e arriva in un porto sconosciuto e sinistro, all'orizzonte le luci, le gru e i container. Un presente che è fine e smarrimento, dal quale non è chiaro se sia possibile rinascere. «Spesso attorno a noi cala il buio e non sappiamo più chi siamo e che cosa abbiamo. La nostra quieta felicità muore non appena si tenta di trasformarla in parole» scrive Hölderlin.

 

Hyperion di Maria Giovanna Cicciari e Giano di Francesco Dongiovanni, Prospettive, ven 5 dicembre, ore 19.30, Cinema Arcobaleno, Sala 100

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