LA CALATA DEGLI EROI

LA CALATA DEGLI EROI
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Un film straordinario sull’impresa di 5 scalatori, tra i quali il regista, a oltre 5000 metri sul livello del mare. Alone on the River è un’opera unica che narra scalata e discesa delle vette himalayane

 

Raggiungere a piedi un’altitudine di oltre 5000 metri sulla catena dell’Himalaya con 15 kg di zaino sulle spalle e tornare a valle in kayak attraverso i fiumi Langu Kola, Mugu Karnali e Humla Karnali. Il tutto in meno di 30 giorni. Ecco la sfida che cinque vogatori di fama internazionale hanno accettato nell’autunno del 2012. Unico precedente è il tentativo di una spedizione americana del 1999 guidata dal grande esploratore fluviale Kurt Casey, la cui discesa fu però portata a termine via terra.

 

Tra i protagonisti l’italiano Francesco Salvato, in dubbio fino all’ultimo per un infortunio alla spalla destra. Con lui lo svizzero Ron Fischer, il ceco Jakub Sedivy e i francesi Raphael Thiebaut e Stephane Pion. Quest’ultimo anche regista dell’affascinante documentario Alone on the River, che racconta l’incredibile avventura con struttura diaristica e ritmo sicuro. Il 22 ottobre sono tutti in Nepal per sbrigare le faccende burocratiche, gli accordi con i portatori, l’acquisto di cibo e attrezzatura per il viaggio. Niente è lasciato al caso. Niente all’immaginazione. Veniamo a sapere di che cosa avranno bisogno lassù, persino che cosa temono e cosa invece si aspettano di trovare. Poesia sì, ma bando alla retorica. Certe cose non si fanno con le parole, servono i permessi. Il 23 sono già a bordo di un autobus che li porta a Jomson, ultimo paese raggiungibile via strada e punto di partenza per inoltrarsi nelle regioni dell’Upper Dolpo. Presto incontrano gli sherpa che li accompagneranno per un lungo tratto. Finalmente si comincia.

 

Il regista ha sempre uno sguardo molto lucido sulla vicenda, nonostante si trovi nelle medesime condizioni dei compagni, e lascia ben volentieri la videocamera in mano agli altri quando giunge il suo momento di pagaiare sulle ripide del fiume. L’atto sportivo c’è, ma non è mai fine a se stesso. Se l’obiettivo è chiaro, il successo avrà un sapore ancora migliore. Ma la fatica e il pericolo sono realtà concrete. Così assistiamo alla routine della vita in tenda, i fuochi e il cibo in busta, la sveglia alle prime luci, la barba lunga, i tentennamenti, le tensioni. Tutto è molto umano, molto tangibile, vero. Spazio all’umorismo quando i protagonisti si fermano a mangiare con gli abitanti dei villaggi sperduti tra le montagne. Un’immagine in particolare ci resta nel cuore: l’ultima tavolata prima di arrivare in India, immortalata dall’obiettivo grandangolare di una camera GoPro, come quelle usate dai turisti in Piazza Duomo. Solo che qui si mostra qualcosa che difficilmente potremo rivedere in questa vita, ovvero il giusto ristoro di un pugno di eroi.

 

Alone on the River di Stephane Pion, Sport & Society, dom 7, ore 20.55, Sala Parlamentino

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