ARTISTI IN CITTÀ <br>IL RITUALE DI INVERNOMUTO

ARTISTI IN CITTÀ
IL RITUALE DI INVERNOMUTO

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Il duo artistico di Vernasca (PC) si confronta con miti ancestrali e ibridazioni.  Un ciclo di opere che collega luoghi lontani. Il viaggio verso l'Etiopia comincia alla Marsèlleria (Via Paullo 12/a) con un percorso che diventa esperienza spirituale

 

Nel 1936 un soldato dell’esercito italiano impegnato nella guerra coloniale in Etiopia, torna a casa ferito. Casa vuol dire Vernasca (PC). Per celebrare il ritorno, il paese organizza una festa durante la quale accade qualcosa dalle sfumature tribali. Nella piazza centrale del paese, viene bruciato un grande fantoccio effige dell’imperatore di Etiopia, Hailè Selassiè I.

Questo il sostrato da cui parte la riflessione di Simone Trabucchi e Simone Bertuzzi, in arte Invernomuto, che li porta alla produzione di The Negus Cycle, in mostra fino al 29 novembre alla Marsèlleria. 

L’installazione occupa tre grandi spazi distribuiti su tre livelli, suggerendo le tappe di un rito purificatorio.  A ogni livello si ha la sensazione di liberarsi da qualcosa. L’aria è densa di energie ma non pesante.

 

Il livello zero è sotto il piano stradale, un primo approccio col sostrato culturale etiope-jamaicano. Un ambiente asettico dove il ritmo reggae diventa il filtro preparatorio all’incontro con l’esotico.  Lo sguardo viene catturato dalle immagini video della sorgente termale di Wondo Genet, non è difficile capire perché venga chiamato anche paradiso terrestre. La purificazione comincia con il fumo diffuso nello spazio, metafora dei vapori termali e della cannabis, spesso usata per attraversare quelle che Aldous Huxley chiamava “porte della percezione”.

 

Il secondo livello è occupato da Ruatoria, un luogo della Nuova Zelanda all’estremo est del mondo, dove una comunità rastafariana attende il ritorno del Messia Hailè Selassiè I. Un faro riproduce il ciclo solare sul “paesaggio”. Wax, Relax è la copia in cera della grotta riprodotta nella chiesa di Vernasca, a sua volta copia della grotta di Lourdes. Il simbolo sacro viene decontestualizzato e si trasforma nel tempo, ma non perde la sua aurea religiosa. Zion, Landscape, riproduzione del monumento sito in Addis Abeba, è sostenuto da una pianta ibrida che ben esprime la miscela culturale di luoghi lontani nella realtà.

 

Al terzo livello, Black Ark costituisce l’apice. A questo punto si è pronti per prendere parte al vero e proprio rito, affidato alla voce e alla musica dell’opera video Negus- Lee “Scratch” Perry e simboleggiato dal “fuoco” che arde al centro di una stella a tre punte (I-Ration).

 

Gli Invernomuto sono partiti da un racconto locale per una narrazione dagli attributi globali. The Negus Cycle è un’esperienza sensoriale che sconfina nello spirituale, è l’emblema di quella dualità dell’arte teorizzata da Kandinskij. Un mosaico culturale nel quale l’esotico invade il “nostro mondo”, restituendoci a una dimensione mitica.

 

Il duo è presente anche al Pac fino al 6 gennaio 2015 con Remembering The Night In Shashamane, un’opera realizzata in collaborazione con un poliziotto della scientifica esperto nel disegnare identikit. Tre disegni e un video per raccontare la scena di un film, senza il film.

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