TITOLI DI TESTA E CUORE D'ARTISTA

TITOLI DI TESTA E CUORE D'ARTISTA
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L’animatrice italiana Cristina Seresini - protagonista di Invideo 2015 con una personale e una masterclass seguitissima - ci racconta i segreti e la magia della sua professione

 

Ascoltare Crisitina Seresini lascia il segno. Anche a parole l’animatrice italiana riesce a schiudere la forza della propria arte fatta di cartoon e disegno, colore e vari materiali (dalla carta al cous cous). «L’arte dei titoli di testa di un film può essere originale e potente, in grado di farci entrare nel mood del racconto. Basti pensare ai titoli di Seven di David Fincher, realizzati da Kyle Cooper, un vero shock visivo!».

Dopo la masterclass tenuta allo IED, Invideo le dedica una personale - oggi alle 18 allo Spazio Oberdan – e un incontro dal titolo: L'animazione creativa ed eclettica di Cristina Diana Seresini

Seresini si è formata all'Accademia di Belle Arti, collaborato poi con Alina Marazzi, Silvio Soldini e Massimo Venier. 

Le sue animazioni come Audioguide hanno vinto diversi premi, altre compaiono nel documentario Swinging Roma di Andrea Bettinetti e nel video WE Women per Expo. L’artista ha realizzato le illustrazioni in movimento per l'installazione londinese Under di Martina Amati e la sequenza d'apertura del film Il giorno in più, tratto dal romanzo omonimo di Fabio Volo, ma anche grafiche pubblicitarie e sigle di diversi programmi. 

 

Durante la masterclass ha parlato d'illustrazione espansa, cosa significa?

Negli anni ho usato tante tecniche diverse. Quello che cerco di fare di più in assoluto è il disegno. Il tratto, il disegno a matita, però, non sempre è richiesto. Nei titoli di testa del film è più grafica animata e con la grafica si può spaziare benissimo; ad esempio per Women for Expo ho usato il cous cous per fare delle palline che sembrassero stelle, mentre il mondo e la donnina sono disegnati in Illustrator. In generale le illustrazioni sono molto pulite, con colori piatti, ma ho inserito anche elementi fotografici, grafica piatta vicino alla materia. Audioguide è un altro esempio di tecnica mista: ho scattato foto a una ragazza-protagonista su uno sfondo neutro. L’immagine è stata poi stata scontornata, ridisegnata e tutti gli sfondi sono stati ricreati in digitale con elementi fotografici e grafici. In questo senso la mia illustrazione si può definire “espansa”.  

 

Come funziona il processo creativo nel suo lavoro?

Dipende molto dalle persone con cui mi trovo a collaborare. Nel caso di registi, la cosa fondamentale è vedere il film, avere un'emozione, ascoltare la richiesta e rispettarla. All'interno di questi paletti mi sento comunque liberissima. A volte i confini aiutano, il primo “paletto” è la sensazione che provo quando vedo il film. Come confrontarsi? Il secondo confine-stimolo è il rispetto delle richieste (semplicità pura o un lavoro sottile?), infine cerco di dimenticare tutto e tutti per poter rievocare la mia sensazione iniziale.

 

Quali sono gli artisti che hanno formato di più il suo sguardo? 

Nei primi anni Novanta vidi una trasmissione che si chiamava Fantasy Party presentata da Maurizio Nichetti. Scoprii così che c'era un mondo di film animati non per bambini. L'animazione non è solo cartoni per i più piccoli, è pittura animata, è disegno, è arte che si muove. Pensai: «Da grande mi piacerebbe fare proprio quella cosa lì!». E poi lo spot della Molinari di Gianluigi Toccafondo, provai anch'io a disegnare con i pennelli e a mettere in fila tutti i disegni con lo scannner, ma il risultato fu un po' diverso... Poi Vincenzo Gioanola che disegnava sulla pellicola e infine i titoli di testa di Seven. È anche colpa di Kyle Cooper se faccio questo lavoro!

 

Come ha trovato il suo tratto personale e distintivo?

La mia scuola è stato il lavoro. In ogni esperienza professionale inserivo un po' di me. Ho sempre provato a fare qualcosa in più, se mi chiedevano 10, davo 12. Infine entra tutto nel computer, che è un po' il frullatore finale, dove metto dentro tutti gli elementi. Negli ultimi tempi con la tavoletta grafica e alcuni software, che simulano benissimo la matita, si riesce quasi a disegnare in digitale direttamente. A me però è sempre piaciuto il tratto della penna che rimane impressa sul foglio. In generale integro i due elementi: la materia e il digitale.

 

Qual è lo stato dell'arte in Italia nella realizzazione dei titoli cinematografici?

Ci sono alcuni registi che vedono i “titoli” come parte integrante del loro lavoro.  Se sono in apertura, aiutano a preparare lo stato d'animo dello spettatore oppure, se in coda, racchiudono l'emozione del film e lasciano ancora un po' di “sospensione”. Non tutti però possono permetterseli per un problema di budget. La produzione in Italia non considera i titoli, solitamente vengo chiamata alla fine per le insistenze dei registi. Non mi è mai capitato di essere in un piano di produzione fin dal principio del lavoro. All'estero invece le cose sono molto diverse: lo stesso Kyle Cooper ha fondato la Prologue, sua casa di produzione specializzata in titoli.

 

L’animazione creativa ed eclettica di Cristina Diana Seresini, proiezioni e incontro con l’autrice, ore 18.00, Spazio Oberdan

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