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SULLA FRONTIERA DEL GENDER
di Cristina Piccino

Amori e metamorfosi di Yamira Yariv, nel concorso Nuovi sguardi, traduce in chiave contemporanea alcuni passaggi delle Metamorfosi di Ovidio.  E nei miti del poeta cerca una possibile risposta alle imposizioni dei ruoli e della sessualità

Racconta Yanira Yariv, israeliana cresciuta a Parigi che a Amori e metamorfosi, il suo lungometraggio d'esordio,    comincia a pensarci durante un viaggio in Italia. E non solo perché nel film il riferimento principale sono Le Metamorfosi di Ovidio, e il set è la spiaggia di Sabaudia, quelle dune narrate da Moravia e che compaiono nella Luna bertolucciana. «Nel 2007, quando sono arrivata a Roma e ho visto sulla Cristoforo Colombo i trans, una realtà che non conoscevo per niente. Da lì ho iniziato a contattare le associazioni, e a conoscerli. Non volevo fare un film con attori, ma con persone vere». 

Già perchè Amori e metamorfosi rilegge alcuni dei passaggi di Ovidio in chiave transgender, ci sono Callisto che viene trasformata in orsa, Giove che assume le sembianze di Diana, Glauco che diventa un mostro marino e la ninfa Salmace che si fonde con il corpo del giovane Ermafrodito. Nel mito però la regista cerca soprattutto di trovare una chiave contemporanea, l'immagine della frontiera, geografica, emozionale, di genere che attraversa la sua ricerca, iniziata studiando cinema antopologico di Jean Rouch. Lei stessa del resto rivendica uno status di “cittadina del mondo”, in opposizione aperta ai dogmi che regolano la società israeliana. È nata a Tel Aviv, cresciuta in Francia, ha vissuto a Roma e a Berlino, il concetto di “frontiera” come strumento di separazione e di intolleranza verso l'altro è per lei qualcosa da combattere.

Di sé Yanira Yariv dice: «Mia mamma è cristiana, mio padre è ebreo. Io sono donna ma un tempo mi prendevano per ragazzo, a vent'anni a Parigi mi dicevano Monsieur, mentre oggi sono molto femminile. Insomma, le frontiere per me sono sempre state una cosa assurda, io voglio poter passare da una condizione a un'altra liberamente, fare vedere che l'altro è solo il tuo specchio, non è una cosa così diversa da te».

La stessa esigenza attraversa questo suo film, la cui ispirazione al di là dei maestri e dei riferimenti dichiarati dalla trentasettenne regista, il cinema iraniano e il neorealismo, guarda ai film di Straub Huillet specie nel rapporto tra poesia del testo e sua interpretazione fiisca e  visuale. I movimenti delle storie narrate in queste Metamorfosi spostano dunque la riflessione del poeta, che le scrisse in esilio,  sul tempo presente, indagando le questioni di genere e di identità, i ruoli e le definzioni che la struttura sociale impone, la lotta del desiderio e la rivendicazione della libertà.

Amori e metamorfosi di Yamira Yariv, concorso Nuovi Sguardi, ore 19.45, Spazio Oberdan